
Circolo Polare Artico (Pixabay foto) - www.napoflix.it
I livelli di ozono hanno raggiunto picchi mai visti prima: tutto per via dell’azione umana.
Il Circolo Polare Artico è una distesa immensa e isolata che arriva fino ai confini settentrionali di paesi come la Russia, il Canada, la Groenlandia, fino a lambire l’Alaska e la Norvegia. Qui, dove la tundra e i ghiacci perenni si contendono ogni centimetro di territorio, la vita è un vero esercizio di resistenza. Animali e piante si sono adattati a inverni lunghissimi e bui e a estati brevissime, ma di una luce quasi surreale.
Eppure, l’Artico non è solo un luogo da cartolina o da documentario: ha un compito di vitalissima importanza per tutto il pianeta. I suoi enormi ghiacci funzionano come specchinaturali; infatti, respingono la luce solare e mantengono sotto controllo le temperature globali. Tuttavia, è sotto gli occhi di tutti che il cambiamento climatico sta trasformando questo delicato equilibrio. I ghiacci si sciolgono, le temperature salgono e gli ecosistemi faticano a stare al passo con queste mutazioni così rapide e drastiche.
Non è finita qui. I movimenti atmosferici che avvengono sopra l’Artico hanno un effetto domino su tutto l’emisfero settentrionale. Hai mai sentito parlare del jet stream? Sono una corrente aerea che viaggia ad altissima velocità e può influenzare i nostri inverni e le nostre estati. Quando qualcosa s’inceppa nell’Artico, possiamo aspettarci ondate di freddo fuori stagione o, al contrario, picchi di caldo mai visti prima. Insomma, ciò che succede lassù non rimane confinato a quelle terre ghiacciate.
Ma l’Artico ha un altro problema, spesso sottovalutato: la sua fragilità nei confronti dell’inquinamento. Anche se sembra lontano da tutto, questa regione finisce per essere un deposito di agenti inquinanti trasportati dai venti. I clorofluorocarburi (CFC) sono sonstanze vietate ormai da anni ma sono ancora presenti e possiamo considerarli un pericolo per l’ozono e per le specie che abitano questa parte del mondo.
Diminuzione dei CFC e cambiamenti atmosferici
Nonostante la loro presenza, dagli anni ’80 la situazione è migliorata. Grazie al famoso Protocollo di Montreal, siamo riusciti a ridurre drasticamente l’uso dei CFC; ciò ha permesso allo strato di ozono di iniziare una lenta, ma costante ripresa. Certo, non è un processo immediato, ma i segnali sono incoraggianti.
In particolare, i venti stratosferici hanno facilitato il trasferimento di ozono verso le regioni artiche, causando un aumento della concentrazione di questa preziosa molecola. Queste fluttuazioni sono cicliche, ma incidono profondamente sui livelli di ozono e, di conseguenza, sulla protezione contro i raggi UV.

Livelli record di ozono artico nel 2024
A marzo del 2024, gli scienziati hanno registrato un dato molto confortante per tutti: i livelli di ozono nell’Artico hanno toccato una soglia mai vista prima. Una serie di fattori hanno contribuito a questo risultato, tra cui la progressiva riduzione dei CFC e particolari condizioni meteorologiche che hanno favorito la concentrazione di ozono.
Questa crescita ha avuto effetti positivi immediati, come una diminuzione delle radiazioni UV che colpiscono l’Artico. Meno radiazioni significano meno rischi per la salute umana e per gli ecosistemi locali. Meno tumori alla pelle, meno danni agli occhi e un sollievo, seppur temporaneo, per la biodiversità che popola queste terre estreme.